Il castello

Chambord è un’opera d’arte eccezionale, classificata Monumento storico dal 1840 e inserita nel patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 1981. Emblema del Rinascimento francese in tutto il mondo, il castello non può essere considerato a prescindere dal suo ambiente naturale, la foresta.

L’influenza di Leonardo da Vinci

Benché l’identità del suo architetto sia tuttora sconosciuta, il progetto del castello di Chambord, opera architettonica fuori del comune, appare ampiamente influenzato dalle idee di Leonardo da Vinci. In seguito alla battaglia di Marignano, Francesco I scopre le meraviglie dell’architettura italiana e le creazioni vinciane. Di ritorno in Francia nel 1516, invita dunque il genio poliedrico a soggiornare presso la corte francese in qualità di «primo pittore, architetto e ingegnere del re». La sua influenza nell’elaborazione del progetto di costruzione del castello emerge dal confronto tra alcuni impianti architettonici adottati a Chambord e i bozzetti realizzati nei suoi taccuini. La pianta con il maschio al centro, la presenza di una scala a doppia elica, di un sistema di latrine a doppia fossa e di un condotto di aerazione o ancora il sistema di impermeabilità delle terrazze, suggeriscono che fu lui a ispirare l’opera di Francesco I.

L’immagine stessa del Rinascimento

1519. Un palazzo sorge nel cuore della paludosa regione della Sologne per volere di un re giovanissimo, Francesco I, che ne ordina la costruzione. Il castello di Chambord non è progettato per essere una residenza permanente, egli vi trascorrerà infatti solo poche settimane l’anno. Si tratta di un’opera architettonica monumentale che il re ama mostrare a sovrani e ambasciatori come simbolo del suo potere, inciso nella pietra. La pianta del castello e i suoi interni ruotano attorno a un asse centrale: la famosa scala a doppia elica, nata dal genio di Leonardo da Vinci, spirale ascendente che, partendo dalle terrazze, conduce allo spettacolo esuberante di comignoli e capitelli scolpiti.

La fine dei lavori nel XVII secolo

Bisognerà attendere il regno di Luigi XIV perché l’edificio venga finalmente ultimato. A questa epoca risale anche l’organizzazione delle aree circostanti. Vengono costruite delle scuderie all’esterno del castello, mentre il corso d’acqua Cosson, che attraversa il parco, è parzialmente canalizzato per risanare il luogo. Il Re Sole risiede a più riprese nel monumento insieme alla corte, soggiorni che sono l’occasione per compiere grandi battute di caccia e darsi ai piaceri mondani. È a Chambord, nel 1670, che Molière presenterà per la prima volta la famosa commedia Il borghese gentiluomo.

Gli interventi del XVIII secolo

Nel corso del Settecento vengono intrapresi dei lavori di ristrutturazione interna. Luigi XV vi abiterà per ospitare prima il suocero Stanislao Leszczynski, re di Polonia in esilio dal 1725 al 1733, poi il maresciallo di Sassonia, per ricompensarlo della brillante vittoria militare conseguita a Fontenoy (1745). La necessità di creare un ambiente caldo e confortevole spinge i vari occupanti ad arredare in modo permanente il castello e a introdurre negli appartamenti boiserie, parquet, controsoffitti e salottini.

XIX secolo: un castello privato

Chambord è relativamente risparmiato dalla Rivoluzione: il castello è saccheggiato, i mobili sono venduti ma il monumento scampa alla distruzione. Segue un periodo di abbandono fino al 1809, anno in cui è donato da Napoleone al maresciallo Berthier per ringrazialo dei suoi servigi. Costui vi soggiornerà solo per poco e la sua vedova chiederà quasi subito il permesso di vendere questa grande dimora in cattivo stato. Più tardi, nel 1821, l’intera tenuta di Chambord è offerta, tramite una sottoscrizione nazionale, al duca di Bordeaux, nipote del re Carlo X. Le vicende politiche che lo costringeranno all’esilio non gli permettono di abitare nel castello. Difatti, egli scoprirà il monumento solo nel 1871 in occasione di un breve soggiorno durante il quale redige il celebre «Manifesto della bandiera bianca» che lo porterà a rifiutare il tricolore e di conseguenza il trono. Seppure a distanza, acquisito il titolo di conte di Chambord, egli si preoccupa della manutenzione del castello e del parco. Affidata la tenuta a un amministratore, intraprende campagne di restauro e apre ufficialmente il castello al pubblico. Alla sua morte nel 1883 saranno i suoi nipoti, i principi di Borbone-Parma, a ereditare Chambord. Nel 1930 sia il castello che il parco diventano proprietà dello Stato.

Chambord, tra Rinascimento e ispirazione medievale

Il castello di Chambord è una delle costruzioni più singolari che il Rinascimento ci abbia lasciato. L’architettura è una sapiente combinazione di elementi tradizionali propri dello stile medievale francese e di particolari mutuati dal Rinascimento italiano. Benché i quattro imponenti torrioni che fiancheggiano il maschio ricordino le fortezze medievali, la concezione del castello e gli elementi innovativi che lo compongono sono unici. La pianta con il maschio al centro, l’ubicazione della scala a doppia elica, la chiarezza geometrica delle facciate e dei loro ornamenti, la simmetria degli edifici, la gestione delle aperture e delle aree di transito, la presenza di volte a cassettoni al secondo piano sono tutte novità introdotte contemporaneamente, che determinano la peculiarità del monumento. Sposando queste due fonti d’ispirazione, il castello diviene dunque lo strumento perfetto della propaganda reale nonché il riflesso della personalità del suo costruttore. Francesco I si presenta infatti come un re-cavaliere, erede delle tradizioni francesi ma soprattutto uomo della modernità, affascinato dalle arti e dalla cultura e ispirato dai migliori artisti del suo tempo.

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